Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo sentito parlare di psicologo, psicoterapeuta, analista; molto spesso utilizziamo questi termini senza sapere che ci sono in realtà grandi differenze tra una professionalità e l’altra, con figure e competenze specifiche e differenti, seppur tutte rivolte all’aiuto, sostegno ed intervento per disagi, fatiche o bisogni di tipo psicologico.
Allora vediamo di capire meglio cosa intendiamo quando facciamo riferimento allo psicoterapeuta ad indirizzo analitico.
Intanto, lo psicoterapeuta è un professionista abilitato all’esercizio della professione a seguito di un percorso di specializzazione post laurea, aperto a medici e psicologi iscritti all’odine professionale.
Le scuole di specializzazione sono caratterizzate da orientamenti teorici diversi l’una dall’altra, ed è proprio da qui che i nascenti psicoterapeuti hanno caratteristiche, strumenti, modalità e tecniche di intervento diverse.
A chi si rivolge l’intervento dello psicoterapeuta ad indirizzo analitico?
Innanzi tutto questa figura professionale si rivolge al mondo degli adulti e giovani adulti, con l’obiettivo di accogliere domande di aiuto volte alla comprensione di sintomi di varia natura, difficoltà relazionali o fatiche legate a fasi della vita.
Di cosa si occupa?
Si occupa in primo luogo di accogliere un bisogno, che non sempre è consapevole nella persona che porta la domanda. La visione analitica è volta proprio a dare significato, sia ai sintomi che possono presentarsi (ansia, depressione, insonnia, difficoltà relazionali e/o comportamentali, conflitti, disagio emotivo di vario genere, fatiche nell’affrontare passaggi del ciclo di vita, ecc.), sia alla stessa domanda di aiuto portata. Trovare delle risposte è uno degli obiettivi principali per risolvere la sofferenza e procedere nella propria progettualità e vita relazionale.
In che modo lavora?
Il lavoro dello psicoterapeuta ad indirizzo analitico ha come primo obiettivo quello di costruire una relazione significativa e terapeutica, base per un percorso condiviso e funzionale al raggiungimento di un maggiore benessere. L’idea di fondo è che ciascuno di noi sia abitato da un mondo inconscio che, seppur sconosciuto, ci muove ogni giorno e può farsi sentire attraverso il sintomo o il disagio; il nostro mondo interno ci segnala contenuti non compresi, non elaborati, talvolta conflittuali, che necessitano di essere ascoltati e risolti all’interno di un setting (tempo, luogo, relazione) rassicurante e protetto.
Lo strumento di intervento principe insieme alla relazione è la parola, all’interno dello scambio comunicativo tra paziente e terapeuta, ricerca di significato, analisi dei sogni, favorendo l’emergere dei contenuti inconsci.
Talvolta, quando ci troviamo di fronte a sintomatologie importanti che appaiono invalidanti per la vita della persona, lo psicoterapeuta può in accordo col paziente chiedere aiuto alla figura dello psichiatra, per un sostegno farmacologico che possa dare sollievo, come nel caso di stati ansiosi, depressivi, insonnia, ecc. e sostenga il percorso psicoterapico.
Quando può essere utile rivolgersi ad uno psicoterapeuta?
La domanda può nascere da uno stato di sofferenza, più o meno espresso da una sintomatologia fisica ed evidente, ma anche dal desiderio, dal bisogno di un percorso conoscitivo di se stessi, volto alla comprensione di Sé e delle proprie modalità relazionali. L’obiettivo è quello di raggiungere livelli di consapevolezza sempre maggiori, volti a migliorare il proprio stato di benessere e soddisfazione personale.
Dott.ssa Silvia Paiardi | Psicoterapeuta ad indirizzo analitico