Nonostante si senta sempre di più parlare di Disprassia rispetto al passato, ancora oggi mancano criteri univoci rispetto alla definizione, alla diagnosi e all’eziologia del disturbo.

L’ICD-10 descrive la disprassia come il disturbo evolutivo specifico della funzione motoria, caratterizzato dalle seguenti difficoltà:

  • difficoltà di coordinazione, presente dalle prime fasi di sviluppo e non dipendente da deficit neurosensoriali o neuromotori;
  • compromissione di entità variabile e modificabile in funzione dell’età;
  • ritardo di acquisizione delle tappe di sviluppo motorio, a volte accompagnato da ritardo dello sviluppo del linguaggio (in particolare rispetto alle componenti articolatorie);
  • goffaggine nei movimenti;
  • ritardo nell’organizzazione del gioco e del disegno (tipo di deficit costruttivo);
  • presenza (a volte) di segni neurologici sfumati, privi di sicuro significato localizzatorio;
  • difficoltà scolastiche e problemi socio-emotivo-comportamentali.

La Disprassia è quindi un disturbo permanente, congenito o acquisito precocemente, dell’esecuzione di un’azione intenzionale che si manifesta in genere nei primi anni di vita del bambino: il bambino disprassico fatica quindi ad eseguire tutte quelle azioni finalizzate ad uno scopo, che prevedono la pianificazione, la programmazione e l’esecuzione di tutti gli atti motori necessari per raggiungere l’obiettivo prefissato (es. tagliare con forbici o posate, eseguire sport, vestirsi e svestirsi, scrivere, preparare la cartella ecc.)

Quali sono i sintomi della disprassia?

La disprassia si può manifestare in varie forme e può essere più o meno grave. In genere i bambini disprassici appaiono maldestri, impacciati, goffi e più lenti rispetto ai coetanei; potrebbe capitare che questi bimbi cadano spesso, che sbattano contro oggetti e/o persone, che facciano cadere oggetti e che si mostrino impacciati in diverse attività ludiche e sportive. Ciò è frutto del fatto che i bambini in questione fanno fatica a compiere atti motori volontari, coordinati sequenzialmente fra loro e finalizzati ad uno scopo.

Tali bambini NON sono quindi incapaci e/o disattenti, ma sono semplicemente DISPRASSICI.

In tali bambini potrebbero anche manifestarsi difficoltà concernenti le abilità visuo-spaziali, visuo-percettive e spazio-temporali, ne conseguono difficoltà ad orientarsi nel tempo e nello spazio (potrebbe capitare che il bambino faccia fatica a riconoscere i lati destro e sinistro del proprio corpo, che non si orienti all’interno della settimana, che non ricordi il giorno della settimana o che fatici ad eseguire attività sequenziali che hanno il prima ed il dopo). Non bisogna sottovalutare inoltre gli apprendimenti, dal momento che i bambini disprassici potrebbero manifestare anche difficoltà concernenti le abilità di disegno, scrittura, lettura, linguaggio, matematica ed infine le abilità visive. Ad essere maggiormente compromessa, in genere, è la scrittura, dal momento che si tratta di un’abilità che necessita della programmazione e dell’esecuzione di atti motori fini, fluidi, precisi e finalizzati. Spesso può essere compromessa anche la lettura dal momento che il bambino, a causa possibilmente di una disprassia di sguardo, fatichi a leggere e di conseguenza a comprendere quanto appena letto. Tutte queste difficoltà impediscono a questi bambini di accedere alle stesse risorse dei propri coetanei e dal momento che si tratta di bambini che hanno il livello cognitivo nella norma il rischio di sviluppare senso di frustrazione, diversità, inadeguatezza, esclusione e di isolamento sociale è molto alto. Altre conseguenze funzionali associate alla disprassia possono essere: ridotta partecipazione a giochi di squadra e attività sportive, scarsa autostima e scarsa valutazione del sé, problemi emotivi, relazionali e del comportamento. Potrebbe infatti verificarsi la condizione in cui il bambino disprassico si senta isolato ed escluso e di conseguenza avere bassa autostima e fiducia di sé, dal momento che alcuni bambini possano non volere giocare con lui o non volerlo come amico perché maldestro, goffo e lento.

In sintesi i segni ed i sintomi più comuni sono i seguenti:

  • Difficoltà di apprendimento
  • Difficoltà di concentrazione
  • Difficoltà di linguaggio
  • Disturbi specifici dell’apprendimento (Discalculia, Disgrafia, Disortografia)
  • Disorientamento temporale e spaziale
  • Ipomimia
  • Perdita di coordinazione dei movimenti
  • Perdita di equilibrio

Tutto ciò evidenza la necessità e l’importanza di evidenziare precocemente eventuali campanelli di allarme per supportare al meglio il minore e la sua famiglia.

Dott.ssa Tarjn Reina | Terapista della Neuropsicomotricità dell’età evolutiva